La grande ruota, il cerchio infinito
dal nulla sorse, fulgore di zanna e
luce infinita, rombo degli eoni: drago eterno; Oghdru Jahad.
Divoratore entropico di materia,
creatore atomico di stelle, crociato del sempiterno moto dal nulla
verso il nulla.
..
E attraverso di Esso, fauce
instancabile, tutto ciò che fu prima perì in supernove
cristallizate e poi rinacque, riplasmato dal muoversi delle Sue spire
indifferenti.
Giunsero atomi, organismi, enti di
biologia complessa e stratificata tra i piani transmaterici, pianeti
senzienti, feti già cristallizzati di titani scomparsi e mai
vissuti.
Poi giunsero Loro: i figli del sole e delle stelle
la gente di Isz, la regina coronata,
che tentò di imbrigliare il potere cosmico e primordiale della Fauce
per ascendere fino alla testa del Drago Eterno ove divorare i suoi
pensieri che contengono tutto ciò che è stato, che è e che sarà.
Incedevano a passo di marcia benedetti
dalla scienza regale con armi fatte di stelle.
Ella ne aveva
udito i sussurri preservandone i segreti ed i cadaveri morenti. Ella aveva lacerato le
scaglie eterne in ogni dimensione, danzando, mentre le viscere
metafisiche davano origine a fratture e squarci nelle forme pure di
spazio e tempo: l' origine del Caos.
Ciò non bastò e dunque le danze
terminarono e dunque salirono ancora più in alto verso la corona
eterna del drago che a tutto donava luce, per riflesso, colla sua
aureola santa ed astrale di 7 cerchi concentrici.
Fu la luce a guidarli e fu la regina,
con voce ferma, ma distante, che divenne coronata due volte e le cui
unghie scavavano nelle dimensioni lanciando l'incantesimo degli
incantesimi, mutata per sempre dal sangue del Drago Eterno. Schegge adornavano le sue tempie. Scaglie le sue spalle. Comete erano
i suoi occhi.
..
Dopo la gente di Isz giunsero i secondi
figli
generati dal re Ishkandar, i quali considerarono la regina
ascesa come un esempio di divinità sublime, ma da cui appresero la
sapienza di un fallimento nel cavalcare il Drago Eterno.
Portarono guerra ad ogni confine,
stirpe guerresca e possente, e si presero ogni cosa.
Giunsero a Iperborea e ai suoi ultimi
figli morenti, si presero anche loro, così pieni di antiche arti e
di Scienza, da cui appresero molto sulle verità dei primi figli e
dell'Oghdru Jahad.
Appresero le figure del cerchio, il
simbolo del falco e del serpente, la natura maligna di ciò che
striscia e insieme la conoscenza che essa porta. Appresero del Male e
del Bene, quali concetti a loro sconosciuti e incomprensibili.
Furono i millenni del regno
d'oro. Il regno delle catene. Furono create secondo una
laboriosità secolare e che condusse a imbrigliare il fato di scaglie
del Drago Eterno.
Né guerra né conflitto, ma un lento
avvolgersi di catene, di destino e di mistero.
L'eterno fu preso! Come un pesce
all'amo!
La stirpe del re dorato aveva superato
la regina e, con attriti e forze che non potranno mai essere
ripetuti, divise ciò che non poteva essere diviso.
Fu così che stremati quei popoli
caddero nel sonno dei vincitori.
Sognarono e allora vennero gli ultimi
figli: i figli del sole.
Eredi della disgregazione e del deserto
ora che la Serpe indomabile era stata cavalcata e che i suoi figli
immemori, folli e dormienti, non potevano più condividere ciò che
era stato quello sforzo di mille e più vite.
Nel Samsara riecheggiano le spirali
turbinanti
del destino, convogliate secondo morte e rinascita verso
un luogo impossibile, una struttura universale ed archetipica, insieme torre e labirinto.
E' La torre di Babele, nata dalle spire titaniche del drago e
dai suoi pensieri, straripati dalla mente disgregata.
E' qui che ogni dannato incontra la sua
pena e ogni eroe la sua gloria.
(Fonti immagini: Yasunobu-Descending dragon; sconosciuta)
Nessun commento:
Posta un commento