venerdì 8 dicembre 2017

La torre I

La grande ruota, il cerchio infinito

dal nulla sorse, fulgore di zanna e luce infinita, rombo degli eoni: drago eterno; Oghdru Jahad.
Divoratore entropico di materia, creatore atomico di stelle, crociato del sempiterno moto dal nulla verso il nulla.
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E attraverso di Esso, fauce instancabile, tutto ciò che fu prima perì in supernove cristallizate e poi rinacque, riplasmato dal muoversi delle Sue spire indifferenti.
Giunsero atomi, organismi, enti di biologia complessa e stratificata tra i piani transmaterici, pianeti senzienti, feti già cristallizzati di titani scomparsi e mai vissuti. 

Poi giunsero Loro: i figli del sole e delle stelle
la gente di Isz, la regina coronata, che tentò di imbrigliare il potere cosmico e primordiale della Fauce per ascendere fino alla testa del Drago Eterno ove divorare i suoi pensieri che contengono tutto ciò che è stato, che è e che sarà.
Incedevano a passo di marcia benedetti dalla scienza regale con armi fatte di stelle. 
Ella ne aveva udito i sussurri  preservandone i segreti ed i cadaveri morenti. Ella aveva lacerato le scaglie eterne in ogni dimensione, danzando, mentre le viscere metafisiche davano origine a fratture e  squarci nelle forme pure di spazio e tempo: l' origine del Caos.
Ciò non bastò e dunque le danze terminarono e dunque salirono ancora più in alto verso la corona eterna del drago che a tutto donava luce, per riflesso, colla sua aureola santa ed astrale di 7 cerchi concentrici.
Fu la luce a guidarli e fu la regina, con voce ferma, ma distante, che divenne coronata due volte e le cui unghie scavavano nelle dimensioni lanciando l'incantesimo degli incantesimi, mutata per sempre dal sangue del Drago Eterno. Schegge adornavano le sue tempie. Scaglie le sue spalle. Comete erano i suoi occhi.
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Dopo la gente di Isz giunsero i secondi figli
generati dal re Ishkandar, i quali considerarono la regina ascesa come un esempio di divinità sublime, ma da cui appresero la sapienza di un fallimento nel cavalcare il Drago Eterno.
Portarono guerra ad ogni confine, stirpe guerresca e possente, e si presero ogni cosa.
Giunsero a Iperborea e ai suoi ultimi figli morenti, si presero anche loro, così pieni di antiche arti e di Scienza, da cui appresero molto sulle verità dei primi figli e dell'Oghdru Jahad.
Appresero le figure del cerchio, il simbolo del falco e del serpente, la natura maligna di ciò che striscia e insieme la conoscenza che essa porta. Appresero del Male e del Bene, quali concetti a loro sconosciuti e incomprensibili.
Furono i millenni  del regno d'oro. Il regno delle catene. Furono create secondo una laboriosità secolare e che condusse a imbrigliare il fato di scaglie del Drago Eterno.
Né guerra né conflitto, ma un lento avvolgersi di catene, di destino e di mistero.
L'eterno fu preso! Come un pesce all'amo!
La stirpe del re dorato aveva superato la regina e, con attriti e forze che non potranno mai essere ripetuti, divise ciò che non poteva essere diviso.
Fu così che stremati quei popoli caddero nel sonno dei vincitori.
Sognarono e allora vennero gli ultimi figli: i figli del sole.
Eredi della disgregazione e del deserto ora che la Serpe indomabile era stata cavalcata e che i suoi figli immemori, folli e dormienti, non potevano più condividere ciò che era stato quello sforzo di mille e più vite.

Nel Samsara riecheggiano le spirali turbinanti 
del destino, convogliate secondo morte e rinascita verso un luogo impossibile, una struttura universale ed archetipica, insieme torre e labirinto.
E' La torre di Babele, nata dalle spire titaniche del drago e dai suoi pensieri, straripati dalla mente disgregata.
E' qui che ogni dannato incontra la sua pena e ogni eroe la sua gloria.



(Fonti immagini: Yasunobu-Descending dragon; sconosciuta)









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